MOSÈ מֹשֶׁה (Moshèh)
MOSÈ מֹשֶׁה (Moshèh)! Per me l’unico grande Maestro! L’appellativo più usato nei suoi confronti è proprio MOSHÈH RABENU מֹשֶׁה רַבֵּנוּ NOSTRO MAESTRO come afferma N. Crivelli in una conversazione personale: «È
il più fedele discepolo del Maestro, Ribbonò shel ‘olàm». MOSHÈH È IL PROFETA DI ISRAELE נָבִיא יִשְֹרָאֵל (Navì Yisràel).
וְדִבֶּר ה’ אֶל־מֹשֶׁה פָּנִים אֶל־פָּנִים כַּאֲשֶׁר יְדַבֵּר אִישׁ אֶל־רֵעֵהוּ
(Vedibèr Hashèm el-Moshèh panìm el-panìm caashèr yedabèr ish el-r’èhu).
«E parlò Hashèm verso Mosè faccia a faccia come parlerà (se parlasse) un uomo verso il suo prossimo».[1]
Se leggo questo nome al contrario, trovo הַשֵּׁם (Hashèm) IL NOME che mi conduce con naturalezza al Tetragramma così ricordato e pronunciato ed anche conferma la Sua presenza: ‘שָׁם ה (Sham Hashèm). Alla sua nascita Moshèh porterà con sé tanta luce e speranza nel buio della schiavitù. Sua madre Yochèvedיוֹכֶבֶד [2] lo aveva visto BUONO [3]טוֹב e Rashì spiega il collegamento di questa parola proprio con la LUCE אור (Or):
נִתְמַלֵּא הַבַּיִת כֻּלּוֹ אוֹרָה
(Nitmallè habàyt cullò oràh)
«…SI È RIEMPITA LA CASA TUTTA DI LUCE». Anche di GIOIA aggiungo perché חֶדְוָה (Chedvàh) è suo sinonimo e ci dona שִֹמְחָה
(Simchàh).
«La luce è la qualità del Creatore, la qualità della totale ed assoluta dazione. È la legge dell’amore e del bene».
Il nome Moshè appare nel secondo capitolo dopo la scomparsa dei NOMI שְׁמוֹת (Shemòt)[4]dei figli di Giacobbe ma sullo sfondo della casa di Levì.
Non si ricorda il nome datogli dai genitori יְקוּתִיאֵל (Yekutièl)[5] SPERANZA IN DIO, FEDE IN DIO, ma rimarrà sempre il nome Mosè, datogli da Bithiàh, la figlia del faraone[6].
וַתִּקְרָא שְׁמוֹ מֹשֶׁה וַתֹּאמֶר כִּי מִן־הַמַּיִם מְשִׁיתִהוּ
(Vattikrà shemò Moshè vattòmer:- Chi min-hammàyim meshitìhu).
«E lo chiamò Mosè e disse:- Poiché dall’acqua l’ho fatto uscire (l’ho tratto) ». Interessante rilevare che il valore gematrico del nome משה sia 345 come la parola הַמִּצְרִי (Hammitzrì) L’EGIZIANO.
La radice מ ש ה appare solo altre due volte[7]nel Tanàch con la parola יַמְשֵׁנִי (Yamshèni) MI HAI TRATTO, legata sempre all’acqua.
Moshèh è da alcuni considerato la forma ebraicizzata d’una parola egiziana che probabilmente voleva significare «Figlio del Nilo» ed affermano che questa radice è proprio stata coniata da lì. Altri lo considerano un diminutivo di un nome egiziano, tipo Tutmose o quale contrazione di Mo[8]-WeShè che vorrebbe dire: l’acqua è quella che t’ha guardato e quindi «Salvato dall’ acqua»[9]. È interessante rilevare che il nome מושה nella sua scrittura piena ci fa pensare ad un participio presente-un presente da noi tradotto TRAENTE-TRAE in una forma attiva. È inscritto nel suo nome già il suo progetto esistenziale di TRARRE fuori dall’Egitto e dalle acque del Mar Rosso nonché Mare dei Giunchi?
Come i nostri Maestri insegnano[10], è riconosciuta una affinità col Mashìach infatti in Shemòt Rabbà si legge che Mosè è corretto, preposto alla REDENZIONE, LIBERAZIONE מֹשֶׁה מְתֻקָּן לַגְּאֻלָּה (Moshè metukkàn lagheullàh). Questo forte legame viene rivelato anche attraverso una delle tante spiegazioni della מ che rappresenta il rivelato nella figura di Mosè e della ם finale che raffigura il nascosto proprio attraverso l’entità dell’Unto; legati insieme dall’energia dell’acqua della Genesi, definita LUCE DELLA MISERICORDIA[11] אוֹר רַחֲמִים (Or rachamìm). ‘שָׁם ה (Sham He’) Lì c’è (la) He’! La trascendenza, la grazia divina e la vita sono inscritte in questo nome.
L’iniziazione di Mosè avviene nel terzo capitolo dell’Esodo e si accompagna a due radici ר א ה e ס ו ר AVVICINARSI per VEDERE.[12]Per ben 6 volte in tre versi troviamo la radice [13]ר א ה ed è proprio per la presenza di Mosè, desideroso di conoscere il fenomeno sublime del roveto ardente che si avvicina al fuoco eterno e incorruttibile. Assiste all’imperturbabilità dell’Eterno ed è riconosciuto per nome:
מֹשֶׁה מֹשֶׁה וַיֹּאמֶר הִנֵּנִי
(Moshèh Moshèh! Vayyomèr: – Hinnèni!)
«Mosè, Mosè! E (Mosè) rispose: – Eccomi»!
Appare di nuovo dopo tanto silenzio, la Parola dei Padri!
Moshè era molto UMILE עָנָו (‘Anàv).[14] Si riconosceva pesante (lento) nella bocca e impacciato. Troviamo diversi appellativi nei suoi confronti: עֶבֶד הָאֱלֹקִים, אִישׁ הָאֱלֹקִים (‘Èved Elokìm, Ish Elokìm) SERVO DI DIO, UOMO DI DIO.
Egli non sapeva che la pelle del suo volto era diventata raggiante e sprigionava raggi di luce dopo essere stato al cospetto dell’Eterno sul monte Sinai per quaranta giorni e quaranta notti.
Non c’è dubbio che Mosè è lo scrittore della Toràh![15]
וַיִּכְתֹּב מֹשֶׁה אֵת כָּל־דִּבְרֵי ה’
(Vaychttòv Moshèh et col-divrè Hashèm).
«E scrisse Mosè tutte le parole dell’Eterno». 345 rivela anche la parola הַסֵּפֶר (Hassèfer) IL LIBRO e il suo anagramma הַפְּרָס (Haperàs) IL PREMIO.
Il nome משה apre una domanda interessante: מה ש? (Mah shin?) Che cosa è la Shin? Mi giunge prepotente l’energia del SOLE שֶׁמֶשׁ (Shèmesh): שָׁם שׁ (Shàm Shin) Là (c’è) la Shin. Moshè è un “sole” che splende sul popolo con il potere divino per bastone e con l’energia del fuoco insieme all’acqua per realizzare la parola di Dio e far elevare il Suo popolo dalla dura cervice oltre la schiavitù.
Non
dimentichiamo mai che “Vi è un’emanazione di Moshèh in ogni ebreo in tutte le
generazioni”.[16]
[1]Trad. S. D. Luzzatto: « Il Signore parlava a Mosè faccia a faccia, come un uomo al suo amico». Esodo 33,11.
[2] Il padre di Moshèh è עַמְרָם (‘Amràm). Ricorda il nome di אַבְרָםAbramo: al posto di Padre elevato, troviamo popolo elevato.
[3] BENE. Yocheved vide anche che era circonciso.
[4] I NOMI, la denominazione del secondo libro del Pentateuco (Toràh) תוֹרָה
[5] Altri nomi: Avigdòr, Mosè ha messo recinti e barriere alla toràh, ג ד ר (RECINTARE); Avì Sochò ס כ ה VEDERE ricorda la capacità profetica di Mosè; Avì Zanòach צ נ ח (Lehatznìach) ABBANDONARE, Mosè fa abbandonare l’idolatria; Ben Netanèl נ ת ן DARE, il Signore ha dato a Mosè la Toràh; Chavèr UNIRE, Moshèh ha unito il Signore al Suo popolo; Yered-י ר ד Colui che ha fatto SCENDERE la Toràh e la Presenza divina; Levì ל ו ה ACCOMPAGNARE; Shema’yà ש מ ע ASCOLTARE, il Signore ascoltava le sue preghiere; Tuvyàh ט ו ב L’energia della nascita.
[6] Esodo 2,10.
[7] Samuele II 22,17; Salmi 18,17.
[8] “Acqua” in egiziano.
[9] D. Lattes, Nuovo commento alla Toràh, Carucci, Roma 1986, p 197.
[10] Shemot Rabbà 4,2.
[11] M. Laitman, I segreti del libro Eterno, PSICHE 2, Torino, 2015, p.27.
[12] ר א ה VEDERE -ס ו ר AVVICINARSI (Stranamente può anche descrivere il tema dell’ALLONTANAMENTO
[13] 4וַ֠יֵּרָא וַיַּ֗רְא2 – וְאֶרְאֶ֔ה אֶת־הַמַּרְאֶ֥ה3 – וַיַּ֥רְא לִרְאוֹת Esodo 3.
[14] L’unica volta nella Torà che appare questo termine è nei confronti di Moshèh! (Numeri 12,3)
[15] Esodo 24,4.
[16]Tikkunè Zohar.