GIGLIO חֲבַצֶּלֶת (Chavatzèlet)
GIGLIO חֲבַצֶּלֶת (Chavatzèlet)! Anche lo Shiloni[1] traduce così ma si fa un po’ di confusione con questo vocabolo che M. E. Artom traduce שׁוֹשַנָּה (Shoshannàh) che in genere intende ROSA.
אֲנִי חֲבַצֶּלֶת הַשָּׁרוֹן שֹֽׁושַׁנַּת הָעֲמָקִֽים
(Anì chavatzèlet Hasharòn shoshannàt ha’amakìm)
«Io (sono) il giglio dello Sharòn, la rosa delle valli».
L’autore di questo primo verso del secondo capitolo del Cantico dei cantici sembra superare questa dicotomia: il giglio viene definito una rosa della VALLE עֵמֶק (‘Émek); infatti «lo Sharòn è la grande pianura, ricca di vegetazione che si estende lungo la costa del Mediterraneo, a sud del Carmelo, sino a Giaffa»[2] e la חֲבַצֶּלֶת (Chavatzèlet) viene anche chiamata ROSA DELLO SHARÒN חֲבָצֶּלֶת הָשָׁרוֹן (Chavatzèlet haSharòn).
Troviamo questa espressione nella preghiera che si recita prima della lettura dei Salmi:
וְעַל יְדֵי אֲמִִירַת תְּהִִלִּים תִּתְעוֹרֵר חֲבַצֶלֶת הַשָּׁרוֹן
(Ve’al yedè amiràt Tehillìm tit’orèr chavatzèlet haSharòn.)
«E attraverso la recitazione dei Salmi fai sorgere la rosa dello Sharòn».[3]
Se leggiamo il verso seguente del Cantico torna l’idea della rosa tra le spine e subito si accende dentro di noi l’immagine familiare della ROSA שׁוֹשַנָּה (Shoshannàh) che denominiamo anche וֶרֶד (Vèred).
Nel Tanàch (Bibbia) troviamo solo un’altra citazione che non lascia dubbi nel tradurre giglio. [4]
וְתָגֵל עֲרָבָה וְתִפְרַח כַּחֲבַצָּלֶת
(Vetagèl ‘aravàh vetifràch cachavatzàlet)
«E gioirà la pianura e fiorirà come un giglio»!
Questo FIORE פֶּרַח (Pèrach) è della famiglia dei narcisi e si trova anche nel deserto. La חֲבַצֶּלֶת per lo più è BIANCA לְבָָנָה(Levanàh) e ci dona purezza ma è ancheסְגֻלָּה (Segullàh) VIOLA, וְרֻדָּה (Veruddàh) ROSA e צְהֻבָּה (Tzehubbàh) GIALLA.
Il nome חֲבַצֶּלֶת era molto usato quando ero in Kibbutz ed era noto che influiva sul senso di giustizia e onestà in un assetto esistenziale solido anche se si diceva che le persone chiamate così avevano un grande bisogno di visibilità.
Se elaboriamo questo nome infatti, riconosciamo subito la centralità della צ, la lettera della giustizia e dell’umiltà tra l’energia di תֵּל (Tel) MONTICELLO, COLLE in fondo e il senso INTERNO tra il seno di חֹב (Chov) che apre la parola.
Ogni parola apre un mondo di riflessioni e
anche חֲבַצֶּלֶת è piena di
significanti col suo valore 530 ma scelgo una promessa che è proprio in
sintonia con le mie riflessioni: אַצְמִִיחַ לְדָוִִד
צֶמַח צְדָקָה (Atzmìach leDavìd tzèmach tzedakàh) FARÒ GERMOGLIARE PER DAVID UNA PIANTA DI GIUSTIZIA (530).
Che tutti noi possiamo godere dei grandi doni della vita che il Signore ci offre
per sempre.
[1] G. Sciloni, Dizionario Italiano-ebraico – עברי – איטלקית, Editrice Achiasaf, Tel-Aviv, 199
[2] Spiegazione al verso di A. Luzzatto.
[3] Trad. Rav S. Bekhor.
[4] Isaia 35,1