TAVOLO שֻׁלְחֵָן (Shulchàn)
TAVOLO שֻׁלְחֵָן (Shulchàn)! Ma anche DESCO! Un mobile ma anche tanto altro. Non se ne conosce l’origine ma la sua radice viene considerata ש ל ח (Shin-Làmed-Chet) che ci allontana immediatamente da un senso di immobilità infatti si muove nel territorio dell’inviare, spedire, mandare, congedare, spostare da un luogo all’altro fino a liberare. Chi non ricorda la bella espressione di Esodo 7,16 spesso cantata negli Spiritual dagli schiavi afro-americani:
שַׁלַּח֙ אֶת־עַמִּ֔י
(Shallàch et-‘ammì)
«Lascia andare (libera) il Mio popolo»!
La prima volta[1] che appare questo termine nella Toràh è un TAVOLO di legno d’acacia rivestito d’oro che verrà trasportato con l’ausilio di stanghe anch’esse di acacia e poi rivestite d’oro.
«E metterai (darai) sul TAVOLO il PANE di PRESENTAZIONE [2] davanti a Me (al Mio cospetto) sempre (in continuazione)».[3]
וְנָתַתָּ֧ עַֽל־הַשֻּׁלְחָ֛ן לֶ֥חֶם פָּנִ֖ים לְפָנַ֥י תָּמִֽיד
Venatattà ‘al-hashulchàn lèchem panìm lefanày tamìd)
Questo tavolo assicurava la prosperità del popolo ebraico. Era situato presso la parte settentrionale della camera esterna del Mishccàn (Il Santo). Sui suoi ripiani-vassoi erano posati costantemente12 pani, posti su due colonne di sei piani ciascuna. I pani venivano preparati di venerdì e collocati sul tavolo di Shabbàt, quando venivano distribuiti ai Sacerdoti i pani della settimana prima ancora fragranti. Intorno al tavolo dei pani di presentazione vi era una cornice e sopra vi si trovava una זָהָב זֵר (Zer zahàv) BORDURA D’ORO, simbolo della corona reale d’Israele[4]
Nel nostro immaginario lo שֻׁלְחֵן (Shulchàn) di legno sostiene; ma in effetti è un elemento che favorisce l’aggregazione e la spiritualità fin da subito.
C’è una fase del Seder di Pesàch (Pasqua) che ricorda l’inizio del pasto, usando la formula שֻׁלְחָן עוֹרֵך (Shulchàn ‘orèch) SI CENA [5] con l’invito di mangiare con gioia “il tuo pane” e di bere con cuore buono, lieto “il tuo vino”.
I nostri Saggi hanno sempre ritenuto che la nostra tavola sostituisse il nostro Altare. Le preghiere hanno sostituito i sacrifici ma anche le nostre cerimonie intorno al desco familiare santificano e ripropongono quegli atti antichi attraverso le benedizioni del pasto. Non manca nel sottofondo il fuoco che trasforma gli alimenti in cibo nutriente e non solo dal punto di vista alimentare ma anche da un punto di vista della condivisione e sociale.
Non è un caso che שֻׁלְחָן (Shulchàn) abbia lo stesso valore numerico 388 di הֶפְגֵשׁ (Hefghèsh) INCONTRO, sinonimo del vocabolo più usato פְּגִישָׁה (Peghishà).
Leggo של חן: שֶׁל חֵן (Shel chen – suono gutturale) DI GRAZIA.
Si può trovare שֻׁלְחָן anche con la scrittura piena, cioè con la ו e il plurale è irregolare perché pur essendo un nome maschile usa la forma femminile שֻׁלְחָנוֹת (Shulchanòt) TAVOLI.
Ai giorni d’oggi possiamo usare questo vocabolo
in spazi quotidiani che possono includere anche la politica o la collettività,
per esempio: TAVOLO DELLE TRATTATIVE שֻׁלְחָן מַשָֹּא
וּמַתָּן (Shulchàn massà umattàn). L’augurio più vero è che si
concludano solo accordi di pace.
[1] Esodo 25,23.
[2] Lett. pane di facce. In ebraico si usa il pluralia tantum per פָּנִ֖ים anche se esiste il singolare פָּנֶה (Panèh).
[3] Esodo 25,30.
[4]Vedi l’inserto sul Mishccàn in Esodo, Edizione Famiglia Haggiag MAMASH).
[5] lett. Tavola imbandita, preparata.