ACQUA מַיִם (Acque Màyim)
ACQUA מַיִם (Acque Màyim)! L’acqua ricorda! È la memoria della LUCE אוֹר di Dio che si manifesta sul piano fisico, come insegnano i nostri mistici, e permette di conoscere, essendo un archivio fin dal primo giorno della creazione quando appare in Genesi 1,2. וְר֣וּחַ אֱלֹקִים מְרַחֶ֖פֶת עַל־פְּנֵ֥י הַמָּֽיִם׃…..
(…veRùach Elokìm merachèfet (ch gutturale) ‘al-penè hammàyim.)
“…E lo Spirito di Dio aleggia sulla faccia delle ACQUE. “
Emoziona riconoscere il verbo al nostro “presente” che ci dona il tempo del verbo ebraico (participio presente al femminile) della continuità e della permanenza, ricordando il qui ed ORA, ADESSO: l’ עַתָּה (‘Attàh). Questa consapevolezza ci porta a considerare l’acqua come il luogo per eccellenza dove bagnarsi in Lui e trovare naturale dimora. Tutta l’Omeopatia si basa su questo principio mnemonico. L’acqua è vita: ci insegna e continua a guidarci anche se rimane la sostanza più misteriosa e incomprensibile. L’acqua purifica e ci mantiene sani. Se ne conosce tutta la potenza attraverso la descrizione della sua formula chimica H2 O ma qui arriva lo stop. Il termine ACQUA מַיִם (Màyim) in molte lingue antiche mantiene il suono arcaico “m” in principio della parola e nel proto sinaitico si esprime con il flusso dell’acqua come la emme corsiva in movimento. Lo conferma anche la gematria di מַיִם il cui valore è 90 come l’espressione una GRANDE MAMMA אִמָּא גְדוֹלָה (ìmma ghedolàh). Non ho trovato la radice riconosciuta di מַיִם ma נ ו ר conferma la sua identità con la luce perché essa non si esprime solo nell’illuminare ma contempla anche l’energia continua e potente dell’acqua di un FIUME נָהָר (Nahar נ ו ר ). מַיִם 90 rammenta il valore numerico della צ (Tzàdi)(90), la lettera della giustizia ed è come la MANNA (Man 90) מַן , il pane miracoloso, caduto dal cielo. La Torà viene paragonata all’acqua proprio perché scende da un luogo alto verso uno basso per “irrigarlo” e benedirlo. Nel secondo giorno della creazione Dio separa le acque superiori dalle acque inferiori e questa dualità si mantiene nella forma plurale di questo termine e si riconosce anche nella parola שָׁמַיִם che ricordano che LÀ (c’è) ACQUA שָׁם מַיִם (Shàm màyim). Anche nella parola שֶׁמֶשׁ (Shèmesh) SOLE è presente l’energia dell’acqua מ tra due fuochi שׁ.
Anche la kabbalàh differenzia il movimento delle acque: “Le acque femminili indicano gli atti d’amore spontanei che salgono dall’uomo a Dio; mentre le acque maschili indicano il flusso dell’influenza e della grazia divina da Dio all’uomo.” La parola מַיִם, due מ matrice-grembo, incorniciano la י, che rappresenta la creazione e il metafisico e ci permettono di leggere la domanda מִי (Mi?) CHI da ambedue i versi. La lettera della domanda per antonomasia, accompagnata dalla ה diventa מַה (Ma?) CHE COSA? L’energia arcaica del nostro inconscio è in campo con tutta la sua potenza espressiva.
Rabbì Schneur Zalman di Liadi usa il verso di Proverbi 27:19 per “accendere la luce dell’amore”:
כַּ֭מַּיִם הַפָּנִ֣ים לַפָּנִ֑ים כֵּ֤ן לֵֽב־הָ֝אָדָ֗ם לָאָדָֽם׃
(Cammàyim happanìm lappanìm; chen lev-haadàm laadàm:)
“Come l’acqua (riflette) la faccia alla faccia, così il cuore dell’uomo all’uomo”. L’acqua è l’elemento che ci ha accuditi amabilmente fin dall’inizio ed è strumento di comprensione anche in queste parole che vogliono insegnarci a rendere generoso e tenero il nostro cuore nel riconoscere e amare l’altro in reciprocità.
Infine vorrei ricordare che tra i settantadue Nomi di Dio, il sessantunesimo ו מ ב è il Nome che rappresenta l’ACQUA e che “aiuta a ripristinare il suo stato originale divino e incorrotto”. (Y. Berg)