LEGGE חֹק (Chok)
LEGGE חֹק (Chok)! La ח, lettera del travaglio esistenziale esprime il suo naturale impegno etico per superare l’errore-PECCATO חֵטא (Chet –ch gutturale) ed accedere ad un livello superiore di coscienza. È qui accompagnata dalla ק che per antonomasia rappresenta la crescita e la SANTITA’ קְדֻשָּׁה (Kedushshàh). “…Siate SANTI! Ché SANTO (Sono) IO Hashem Vostro Dio.” (Kedoshim tihyiù; chì kadosh Anochì Hashem Elokechem–ch gutturale; קK al posto della ה.) Levitico 19,4. Questo verso rappresenta la vocazione dell’Ebraismo.
קְדשִׁ֣ים תִּֽהְי֑וּ כִּ֣י קָד֔וֹשׁ אֲנִ֖י ה’ אֱלֹֽקֵיכֶֽם
Il suo valore numerico è 108. Nella piccola numerazione corrisponde a 9 ט ed è nota la sua opera nella conquista del BENE טוּב e del טוֹב BUONO. La radice di חֹק e ovviamente del suo plurale חֻקִים (Chukìm) è ח ק ק che oltre al significante di ENUNCIARE LEGGI accoglie il tema dello SCOLPIRE, IMPRIMERE. Nel capitolo 6 di פִרְקֵי אָבוֹת Massime dei Padri nella מִשְׁנָה Mishnà 2 ב si trova il suo sinonimo ח ר ת . Rabbi Yehoshu’a, figlio di Levì ci insegna che nel caso della scrittura di Hashèm, SCOLPITA sulle Tavole non si debba leggere חָרוּת (Charùt) ma חֵרוּת (Cherùt ch gutturale) LIBERTÀ “poiché libero non è se non chi si occupa della Toràh”. La LEGGE חֹק (Chok) dovrebbe imprimersi nei nostri cuori come segno di libertà ed elevazione. La Toràh stessa viene anche chiamata La Legge come insegnamento eterno. LEGGE חֹק (Chok) 108 ha una naturale corrispondenza con la parola אָזְנַיִם (Òznaim) ORECCHI 108 che condivide la sua radice א ז ן con la parola אִזּוּן (Izzùn) EQUILIBRIO e מֹאזְנַיִם Moznàyim) BILANCIA! La LEGGE חֹק (Chok) 108 è come un אִילָן טוֹב ALBERO BUONO 108 (Ilàn Tov): nutre ed energizza. Il nome dell’ultima parashàh di ויקרא (Levitico) è בְּחֻקֹּתַי (Bechukkòtai) “Nelle mie leggi.” Diversi autori lo traducono anche con i MIEI STATUTI, i MIEI DECRETI, le MIE NORME.
R. M. M. Schneerson spiega che le leggi possono essere divise in tre generi: la nostra parola di oggi è comunemente la parola che spontaneamente tutti usano per legge ma per il Rabbi, il suo vero significante è quello di essere uno STATUTO e cioè una legge che è incomprensibile al nostro intelletto ma che mettiamo in pratica per obbedire alle parole divine. Egli traduce LEGGI con il termine מִשְׁפָּטִים Mishpatim (ש פ ט tema del giudicare) e spiega che queste sono le leggi che l’uomo avrebbe sancito anche se il Signore non le avesse emanate perché guidate dalla ragione. Nell’ultimo gruppo si trovano le “TESTIMONIANZE עֵדוּת (‘Edut) che possono essere spiegate razionalmente, benché l’uomo non le avrebbe istituite di propria iniziativa se D-o non le avesse decretate.” Questa descrizione ci porta a ragionare su ciò che va colto con la fede e ciò che va sempre di più approfondito e compreso per poter realizzare la Volontà divina. Non dimentichiamo che la prima legge universale fu quella dell’AMORE che secondo la mistica corrispose primariamente a far sì che le vibrazioni – lettere si attraessero per tornare all’Unità.