PAROLA דָבָר (Davàr)
PAROLA דָבָר (davàr)! Non è la parola della creazione ( א מ ר ) ma è quella parola che risuona nel DESERTO מִדְבָּר (Midbàr) anche in solitudine. דָבָר è anche COSA, AVVENIMENTO, CAUSA, INFORMAZIONE, ARGOMENTO ed altri significanti nell’ambito dell’ espressione verbale ed esperienziale. La prima, א מ ר ( Àlef-Mem-Resh) DIRE che è il dettame primario creativo di Dio della creazione, viene ad esprimersi alla presenza di “un altro”; ד ב ר (Dàlet-Bet-Resh) PARLARE può essere usato anche da soli. Ricordiamo il verso introduttivo alle 10 “PAROLE” דְבָרִים (Devarìm-plurale maschile di PAROLA דָבָר in Esodo 20,1):
וַיְדַבֵּ֣ר אֱלֹקִים אֵ֛ת כָּל־הַדְּבָרִ֥ים הָאֵ֖לֶּה לֵאמֹֽר
(Vayidabbèr EloKìm et col haddevarìm haèlleh lemòr).
« E parlò Dio tutte queste PAROLE, dicendo ».
Non si parla di COMANDAMENTI, la cui radice è צ ו ה dalla quale deriva מִצְוָה (Mitzvàh) PRECETTO ma di PAROLE, PURA COMUNICAZIONE che Il Signore ha DONATO: HA PARLATO דִבֵּר (Dibbèr) direttamente alla coscienza dei presenti per divenire necessariamente MONITO e PAROLA SALVIFICA. PAROLA דָבָר (Davàr) dall’ALTO che continua a NUTRIRE il nostro SÉ in ogni momento della nostra vita come riverbero lontano e attuale di quelle PAROLE דְבָרִים (Devarìm). “VERA RIVOLUZIONE INTERIORE”!
La prima parola delle 10 parole è אָנֹכִי (ANOCHÌ ch gutturale) IO e ovviamente è il Signore che la pronuncia, sia nell’Energia della Sua Manifestazione di Misericordia che in quella del Giudizio.
Anche אֲנִי (ANÌ ) si traduce con IO ma c’è una sottile differenza tra i due termini: אֲנִי (ANÌ ) si confronta con un TU אַתָּה (Attàh). (ANOCHÌ ) אָנֹכִי lo accoglie quel Tu, lo contiene. Un commento di Hirsh su quell’ אָנֹכִי ( Esodo cap. 20 v.2: “ אֲנִי IO (Sono) il TUO אָנֹכִי” IO SONO IL TUO SÉ!
Ciò che differenzia le due parole dal punto di vista delle lettere è una כ Chaf). Questa lettera dà l’energia del PALMO della mano (Caf) כ aperta, pronta ad accogliere nella sua forma umile il ricordo arcaico della propria interiorità divina.
Ricordiamo che l’ultimo libro della תּוֹרָה prende il nome di “PAROLE דְבָרִים “ (Devarìm-Deuteronomio). Le ultime parole di Mosè al suo amato popolo nel ripetergli gli insegnamenti ricevuti dal Signore .
La parola דָבָר può essere benefica e sacra come quella riservata solo al sommo Sacerdote כֹּהֵן (Cohen) nel דְבִיר (Devìr), il luogo più intimo del Santuario: Il Kodesh Hakkodashìm קֹדֶשׁ הַקָּדָשִׁים (Sancta Santorùm) ma anche la più temibile che può deflagrare come la PESTE דֶבֶר (Dèver). L’operosità e la capacità di addolcire dell’APE דְבוֹרָה è necessaria ma è anche pericolosa. Debora, la profetessa che giudicò il popolo ebraico ne è un buon esempio. L’espressione antica Abracadabra אַבְּרָאכַּדַבְּרָא dimostra la forza della parola nella credenza popolare. אברא deriva dalla radice ב ר א (creare) כַּ COME e דַבְּרָא deriva dalla radice ד ב ר (parlare.) Fa sorridere pensare che PAROLA דָבָר (Dàvar) abbia la stessa גִימַטְרִיָּה (Ghìmatriyàh) 206 di קִִסּוּם (Kissùm) MAGIA ma è importante ricordare che 206 sia anche il valore energetico-semantico di עָצוּם (‘ATZÙM) POTENTE. (Abra cadabra ne è un ricordo arcaico.) Possiamo elaborare ד ב ר come una radice che abita דָר (Dar) la ב , la seconda lettera dell’alfabeto che accoglie l’energia dell’א e la mantiene integra, permettendo alla nostra interiorità di ricevere la luce divina ed esprimerla sotto forma di pura benedizione. É questa la PAROLA דָבָר che ci distingue dagli animali e ci fa sentire unici nella volontà del SERVIRE.
É interessante studiare anche מִלָּה (Millàh) la PAROLA dalla quale deriva il termine VOCABOLARIO, DIZIONARIO מִלּוֹן (Millòn). Essa si scrive esattamente come ALBERGO מָלוֹן (Malòn).
Se aggiungiamo una י troviamo la parola מִילָה (Milàh) CIRCONCISIONE: בְּרִית מִילָה PATTO della MILA’.
Nel Talmud si trova l’espressione:
תֵבָה בַּת שְׁתֵי אוֹתִיּוֹת
(Tevàh bat shetè otiyyot M.-A. Ouaknin, La lettura infinita, cit. p. 150.)
«Una parola di due lettere »!
Le רַאשֵי תֵּבוֹת (Rashe’ Tevòt): letteralmente TESTE di PAROLE fungono da ACRONIMO quindi anche תֵּבָה (Tevàh) che troviamo come ARCA di Noè o CASSETTA di Mosè, si può tradurre PAROLA. Ricordiamo che non si chiamerà ֵּ תֵּבָה (Tevàh) l’Arca della Testimonianza ma אָרוֹן (Aròn) che in genere pur essendo un sinonimo, si traduce con ARMADIO come quello che contiene in genere i Rotoli Sacri nelle Sinagoghe.
É assolutamente sorprendente: un lavoro profondo della mistica sul comando divino di entrare nell’Arca, può dare ad intendere che in effetti si stesse chiedendo di entrare in una nuova forma di PAROLA- LINGUAGGIO, aperta agli altri e integra. Le dimensioni dell’arca accolgono questa tesi: infatti essa misura 300 cubiti di lunghezza, 50 di larghezza e 30 di altezza. Se si riportano queste misure al corrispondente livello valoriale-numerico delle lettere, ritroviamo una ש Shin che equivale a 300, una נ Nun che vale 50 e una ל Lamed il cui valore è 30 e si ottiene la parola לָשֹׁן che significa LINGUA e designa al tempo stesso l’organo fisico e la lingua di una nazione. In questo caso, la domanda nasce spontanea: “La PAROLA è un contenitore?
Come abbiamo già ricordato: la radice verbale usata nella creazione del mondo è א מ ר ( Àlef-mem-resh) DIRE.
וַיּאֹמֶר
(Vayyòmer)
« E (Dio) disse »
« E fu la luce »!
La א all’inizio della parola è un motore che rafforza l’energia della radice primaria che è מור (Mur) לְהָמִיר (Lehamìr) TRASFORMARE.
I dieci dettami divini della creazione vengono denominati אֲמִירוֹת (Amiròt).