GLORIA כָּבוֹד (Cavòd)

GLORIA כָּבוֹד (Cavòd)

21 Dicembre 2024 Off Di Hora Aboav

GLORIA כָּבוֹד (Cavòd)! Questo è il primo termine di traduzione che sceglie M. E. Artom ma ve ne sono altri: תְּהִלָּה (Tehillàh) che traduciamo in genere LODE[1] e anche פְּאֵר (Peèr) BELLEZZA, SPLENDORE (Hod) הוֹד e הָדָר (Hadàr) SONTUOSITÀ, MAGNIFICENZA suoi sinonimi. D. Lattes traduce anche MAESTÀ.

מְלֹ֥א כָל־הָאָ֖רֶץ כְּבוֹדוֹ

(Melò chol haàretz chevodò) [2]

 «La Sua Maestà empie tutta la terra»[3].

Lo Sciloni[4] aggiunge infine l’emozionante espressione אֹשֶׁר אֱלֹקִי (Òsher Elokì) FELICITÀ DIVINA e la Sua Luce ne è l’essenza.

 Isaia viene sopraffatto da questa percezione intima e totale che produce armonia in ogni cosa e che apre la sua anima all’ascolto. «Chi manderò? Chi andrà per Noi?»[5]

Il contatto cielo e terra si compie: «Eccomi, manda me!»[6]

Quanto siamo in grado di riconoscere le scintille di quella Luce dentro di noi?

La radice כ ב ד ricorda immediatamente la parola CUORE לֵב (Lev)[7], condividendo il valore numerico di 32. Una porta ד per entrare dentro: in te![8]

Essa ci introduce nel tema dell’ONORARE e RISPETTARE e כָּבוֹד (Cavòd) prende l’accezione di ONORE e si avvicina di più al nostro mondo e al nostro compito quotidiano di crescita e di conoscenza. La nostra luce.

«E la visione della gloria di Hashèm (è) come un fuoco divorante».

וּמַרְאֵה כְּבוֹד ה’ כְּאֵשׁ אֹכֶלֶת 

(Umarèh chevòd Hashèm cheèsh ochelèt)

L’uomo coraggioso Mosè non si arresta comunque. Ora però quando penso alla sua curiosità metafisica di conoscere Dio, non più nelle Sue manifestazioni nei confronti dell’umano ma nel suo Essere Dio in Sé, mi coglie l’angoscia di tutto lo sforzo umano non solo nei Suoi confronti ma anche nei nostri confronti e כָּל הַכָּבוֹד (Col Haccavòd) TUTTO L’ONORE a chiunque tentasse di farlo pur riconoscendo questa impresa impossibile. Accedere alla conoscenza dell’essenza delle cose o delle persone, è impossibile nella realtà.  

Mosè aveva chiesto dopo aver scolpito le due nuove tavole:

הַרְאֵ֥נִי נָ֖א אֶת־כְּבֹדֶֽךָ׃ [9]

(Harèni na et chevodècha)

«Mostrami la Tua Gloria!»

All’uomo Mosè, l‘Eterno permette di percepire la sua proiezione luminosa «a posteriori, אֲחֹרָי (Achoray) (Ciò che è) DIETRO di ME cioè conoscerLo nei suoi effetti e dai sui attributi[10] che sono attributi morali».[11]

La radice כ ב ד ci inoltra anche nel tema dell’ACCOGLIERE (col cibo) e dell’APPESANTIRE infatti כָּבֵד (Cavèd) significa PESANTE[12]. Non è FACILE קַל (Kal) essere uomini di fede e rimanere coerenti. Proprio questa ultima parola ci insegna la vita: essere legati al sacro ק con i piedi ben piantati a terra e con la direzione dello studio verso il cielo ל , aspirando di riconoscere la luce della Sua gloria nei momenti di maggiore ispirazione.


[1] H. Aboav 2020 p. 107.

[2] Isaia 6,3.ֹ

[3] Trad. D. Lattes, Profeti d’Israele, 1960, P.81.

[4] G. Sciloni, Dizionario Italiano-ebraico – עברי – איטלקית, Editrice Achiasaf, Tel-Aviv, 1990 P. 150.

[5] Isaia 6,8.

[6] Ibidem.

[7] H. Aboav 2020 p. 28.

[8] בָּךְ f. בְּךָ m. (Bechà m. Bach f.) IN TE.

[9] Esodo 33,18-23.

[10] D. Lattes, Nuovo commento alla Toràh, p.336.

[11] Ibidem p.338. I tredici Attributi:

1 Dio pietoso; 2 clemente; 3 longanime; 4 dotato di immensa bontà; 5 e di grande lealtà; 6 Che conserva la Sua benevolenza fino alla millesima generazione; 7 che indulge al peccato; 8 che tollera la colpa; 9 che sopporta la trasgressione senza lasciare impunito il colpevole; 10 che chiede ragione del peccato dei padri ai figli; 11 ai nipoti; 12 ai pronipoti; 13 fino alla quarta generazione.

[12] Anche FEGATO.