SUPPLICA תְּחִנָּה (Techinnàh)
SUPPLICA תְּחִנָּה (Techinnàh)![1]Nell’immaginario collettivo le mani tendono naturalmente ad unirsi in un intreccio pieno di fede e in uno stringimento sul petto che include anche il cuore. La ת della PREGHIERA תְּפִלָּה (Tefillàh) apre questa parola che termina con una ה femminile e avvezza a determinare il profondo stadio della meditazione e della spiritualità. Esse incorniciano una piccola voce ma che è determinante nello stato supplichevole e cioè chiedere la GRAZIA חֵן (Chen).
Anche חֲנִינָה (Chaninàh) è tradotta GRAZIA e condividono la stessa radice di SUPPLICA תְּחִנָּה (Techinnàh) ח נ ן. La ח esprime la presenza inquietante dell’impotenza del momento e si rivolge con piena fiducia per ottenere ciò che si chiede con grande umiltà. La doppia נ ricorda il momento difficile in campo ma possiede tutte le qualità per rettificare la situazione e donare un senso di speranza realizzabile con l’aiuto della disponibilità del divino.
חַנּוּן הַמַּרְֶבֶּה לִסְלֹחַ!
(Channùn hammarbèh lislòach).
« Colui che concede la grazia e moltiplica il perdono»
(Chiusa della sesta benedizione della ‘Amidàh).
SUPPLICARE, CHIEDERE MISERICORDIA si esprime nella forma riflessiva לְהִתְחַנֵּן (Lehitchannèn).
A volte non è possibile accogliere la nostra richiesta di misericordia ma non per questo dobbiamo pensare di non essere ascoltati. Mosè ci offre un esempio emozionante all’inizio della Parashàh di Etchannàn, la seconda Parashàh di Deuteronomio, nel tentativo di essere perdonato e di poter entrare nella terra promessa:[2]
וָאֶתְחַנַּן אֶל־ה’ בָּעֵת הַהִוא
(Vaetchannàn el – Hashèm ba’et hahì)
«E supplicai verso il Signore in quel tempo» ma il Signore gli rispose chiaramente di smettere di parlare di quell’argomento. E Mosè rimase Mosè mentre saliva sulla cima della VETTA פִּסְגָּה (Pisggàh) per ripetere le Dieci Parole e i comandamenti dell’Eterno.
Un sinonimo importante di SUPPLICA תְּחִנָּה (Techinnàh) è בַּקָּשָׁה (Bakkashàh) RICHIESTA. Mi risuonano le parole di Naomi Shemer :
«לוּ יְהִי, לוּ יְהִי אָנָּא – לוּ יְהִי, כָּל שֶׁנְּבַקֵּשׁ לוּ יְהִי».
(Lu yehì lu yehì, ànna[3] – lu yehì col shennevakkèsh lu yehì).
Possa essere[4], possa essere, per favore – possa essere, qualunque cosa chiediamo[5], possa essere.
L’energia presente è quella di una porta aperta che vibra nella piccola numerazione con la lettera ד[6]. Essa è la lettera che rinnova il patto eterno con l’Onnipotente che è sempre pronto a risanarci.
Il valore energetico semantico totale di תְּחִנָּה invece è 463 e navigare in questo numero, amplierà senz’altro la nostra esperienza e ci permetterà di elaborare più profondamente il suo significato.
Parole essenziali arrivano dai Salmi[7]: ‘עֶזְרִי מֵעִים ה’ (‘Ezrì me’ìm Hashèm 463) IL MIO AIUTO (è) DALL’ETERNO. Saper supplicare è una forma di perdono, di autolegittimazione, un dono; UNA FORZA DELL’ANIMA כֹּחַ הַנֶּפֶשׁ (Coach hannèfesh 463) che ci porta in quella dimensione in cui riconosciamo (L’) ABBONDANZA DELL’AMORE שֶׁפַע אַהֲבָה (Shefa’ ahavàh 463) e percepiamo che LA LUCE DEL MONDO (è) BUONA PER OGNUNO אוֹר עוֹלָם טוֹב לְכָל אֶחָד (Or ‘olàm tov lechòl echàd 463) senza esclusi. Certo A CONDIZIONE בִּתְנַאִי(Bitnài 463) che noi impariamo a chiedere.
In questi tempi così complessi sento proprio l’esigenza di chiedere che possa arrivare la LIBERAZIONE CON MISERICORDIA NEI NOSTRI GIORNI גְאוּלָה בְּרַחֲמִים בְּיָמֵינוּ (Ghe’ulàh berachamìm beyamènu 463) e l’amore possa sostituire l’odio che giace nascosto nei nostri cuori.
«לוּ יְהִי, לוּ יְהִי אָנָּא – לוּ יְהִי, כָּל שֶׁנְּבַקֵּשׁ לוּ
יְהִי».
Amèn!
[1] Techinnàh – ch gutturale.
[2] Deuteronomio 3,23.
[3] Sinonimo di בְּבַקָּשָׁה
[4] Lett. sarà
[5] Lett. chiederemo.
[6] תחנה : (ת 400 + ח 8 + נ 50 + ה 5 = 4 + 8 + 5 + 5 = 22 = 2+2 = 4).
[7] Salmi 121,2