SCALA סֻלָּם (Sullàm)
SCALA סֻלָּם (Sullàm)! Rav M. E. Artom aggiunge sinonimi interessanti: מַַעֲרֶכֶת מַדְרֵגוֹת (Ma’arèchet madregòt) SISTEMA (APPARATO) DI GRADINI o קְנֵי מִדָּה (Kenè middàh) come Scala di Misura.
La ס appoggio e sostegno apre la parola e permette alla ל di espandersi verso l’alto come orizzonte da conquistare per realizzare appieno il gesto desiderato. Non poteva mancare infine la מ, la lettera del dinamismo, richiesto in ogni esercizio di equilibrio quando tutte le nostre cellule sembrano immobili e invece sono in una grande sintonia di movimento interno.
La SCALA סֻלָּם (Sullàm) attraverso il suo anagramma più espressivo סֶמֶל (Sèmel)[1] SIMBOLO, EMBLEMA, rappresenta appieno il desiderio di raggiungere spazi più alti. La sua porta è una MEDICINA סַם (Sam) che solleva dal dolore e cura ma ai giorni d’oggi è più nota come DROGA. Questo termine, non a caso, appare solo una volta in Deuteronomio[2]nell’accezione di IDOLO, FIGURA. Come sempre quando l’uomo esagera nelle sue velleità umane, si allontana dalla retta via e tradisce il divino dentro e fuori di sé.
La סֻלָּם più famosa della Toràh è ovviamente la scala nel sogno di Giacobbe. Essa era piantata in terra e arrivava fino al cielo: un PONTE גֶשֶר (Ghèsher) direttamente collegato al Signore.[3]
וַיַּחֲלֹם וְהִנֵּה סֻלָּם מֻצָּב אַרְצָה וְרֹאשׁוֹ מַגִּיעַ הַשָּׁמָיְמָה וְהִנֵּה מַלְאֲכֵי אֱלֹהִים עֹלִים וְיֹרְדִים בּוֹ
(Vayyachalòm vehinnèh sullàm mutzàv àrzah veroshò maghì’a hashamàyemah vehinnèh malachè Elokìm ‘olìm veyordìm bo.)
«E sognò ed ecco una scala appoggiata a terra e la sua testa (cima) giunge[4] al cielo ed ecco angeli di Dio salgono e scendono[5]».
La סֻלָּם era la rappresentazione del SINAI סִינַי infatti ambedue le parole valgono 130 e ci permettono di sentire IL LUOGO הַמָּקוֹם che ha accolto Giacobbe come PRESENZA שְׁכִינָה (Shechinàh) stessa di Dio.
È poetico pensare alla scala di Giacobbe
come un ALBERO DI RUGIADA אִילָן טַל (Ilàn tal) 130!
[1] Anche סֵמֶל
[2] Deuteronomio 4,16.
[3] Genesi 28,12.
[4] Interessante il tempo presente incluso come segno di permanenza.
[5] In una seduta analitica, i sogni si narrano al presente!