ODIO שִֹנְאָה (Sinàh)
ODIO שִֹנְאָה (Sinàh)! Una parola greve! ODIARE לשְֹנֹא (Lisnò). Inizio con la sua radice ש נ א e per comprenderla in qualche modo la confronto con la radice del CAMBIARE che è ש נ ה. שִׁנּוּי (Shinnùy) CAMBIAMENTO ha le stesse lettere di שָֹנוּי (Sanuy) ODIATO anche si usa maggiormente שָֹנוּא (Sanù). Sento che la differenza sostanziale fra le due radici sono le lettere finali א eה . Esse mi collegano rispettivamente all’energia di rigore di אֱלֹקִים e di misericordia di ה’. Come affermano i Maestri le lettere possono generare aspetti di luce e aspetti d’ombra. È lasciata a noi la scelta di elevare il nostro spirito o di trascinarlo verso il basso.
La porta di ש נ א e quella di ש נ ה è שֵׁן (Shen) DENTE e come il dente può masticare e convertire il cibo in energia vitale ma anche mordere e ledere, così le due radici trovano diverse espressioni di realizzazione. La א esprime l’Unità dell’Altissimo ed è molto spirituale ma può diventare elemento negativizzante nella forma אִי prima delle parole e percepisco anche in questa א finale di ש נ א (Sin-Nun-Àlef) un הֶסְגֵּר (Hesghèr)[1] BLOCCO, CHIUSURA e una stagnazione sia da un punto di vista etico che spirituale mentre la ה finale di ש נ ה (Shin-Nun-He’) permette un grande movimento esistenziale e spirituale che acconsente una vera attitudine alla trasformazione e al rinnovamento. Chi ODIAשֹוֹנֵא (Sonè) non riesce a perdonare, cambiare opinione ma se ne sta solitario a crogiolarsi nella sua “grandiosità” in preda al desiderio di vendetta. L’arroganza e il sentirsi superiori può determinare un grande ostacolo a qualsiasi forma di apertura. La ש corrode e non permette di percepire il potere divino che rappresenta e la נ viene tradita nell’essere anima, dando forza alla inevitabile CADUTA נְפִילָה.
Per me il contrario dell’ODIO שִֹנְאָה (Sinàh) è la PAURA פַּחַד (Pàchad) la cui lettura dalla fine produce il termine דַחַף (Dàchaf) SPINTA. L’odio deriva sempre da una ferita al cuore e sarà solo la forza naturale benigna del cuore che potrà curarlo e guarirlo per far riprovare AMORE אַהֲבָה (Ahavàh).
La storia di Giuseppe insegna:
וַיִּרְאוּ אֶחָיו כִּֽי־אֹתוֹ אָהַב אֲבִיהֶם מִכָּל־אֶחָיו וַיִּשְׂנְאוּ אֹתוֹ וְלֹא יָכְלוּ דַּבְּרוֹ לְשָׁלֹם[2]
(Vayyirù echàv chi-otò ahàv avihèm miccol-echàv vayyisneù otò; velò yachelù (Suono gutt.) dabberò leshalòm).
«E videro i suoi fratelli che lui amava il loro padre fra tutti i suoi fratelli e lo odiarono; e non potevano parlare con lui in pace».
ּ[3] וַיּוסִפוּ עֹוד שְׂנֹא אֹתוֹ עַל־חֲלֹמֹתָיו וְעַל־דְּבָרָיו
(Vayyosìfu ‘od senò otò ‘al-chalomotàv e’al devaràv).
«E aggiunsero ancora (di più) ad odiarlo a causa dei suoi sogni e a causa delle sue parole».
Solo la profonda comprensione di Giuseppe e la grande sensibilità umana, conquistata nella sofferenza dell’esilio e della prigionia, riuscirà a perdonarli e guarirli.
וַיְנַשֵּׁק לְכָל־אֶחָיו וַיֵּבְךְּ עֲלֵיהֶם וְאַחֲרֵי כֵן דִּבְּרוּ אֶחָיו אִתּוֹ׃[4]
(Vayenashèk lechol-echàv vayèvvec ‘alehèm; veacharè chen (suono gutturale) dibberù echàv ittò).
«(Giuseppe) Baciò tutti i suoi fratelli e pianse (abbracciato) su di loro; e dopo così PARLARONO i suoi fratelli con lui».
Non è un caso che שִֹנְאָה ODIO (Sinàh) manifesti il valore numerico di 356 che è lo stesso di בְּחוֹק עֲמָלֵק (Bechok Amalek) NELLA LEGGE DI AMALEK.
Che la דְלִבָּא רְעוּתָא (Re’utà delibbà[5]) VOLONTÀ DEL CUORE sia tutta al servizio dell’apertura e della realizzazione della PACE שָׁלוֹם.
Che da אוֹיֵב
(Oyèv) NEMICO si diventi אוֹהֵב (Ohèv) AMANTE.
[1] ס ג ר CHIUDERE.
[2] Genesi 37,4.
[3] Genesi 37,8.
[4] Genesi 45, 15.
[5] Aramaico.