PÈSACH פֶּסַח
PÈSACH פֶּסַח! Questa parola deriva dalla radice פ ס ח che significa PASSARE AL DI SOPRA, PASSARE OLTRE, SALTARE.
וַאֲמַרְתֶּ֡ם זֶֽבַח־פֶּ֨סַח ה֜וּא לַֽה’ אֲשֶׁ֣ר פָּ֠סַח עַל־בָּתֵּ֤י בְנֵֽי־יִשְׂרָאֵל֙ בְּמִצְרַ֔יִם
(Vaamarttèm zèvach-Pèsach hu laHashèm ashèr pàsach ‘al-battè venè-Yisraèl bemitzràyim (Esodo 12,27)).
<<E direte: Questo è il sacrificio di PÈSACH all’Eterno perché Egli è passato al di sopra delle case dei figli di Israele in Egitto. >> E colpì ogni primogenito egiziano. Non dimentichiamo però che פֶּסַח è soprattutto il nome del “SACRIFICIO” dell’agnello che si mangiò in famiglia la notte prima dell’uscita dall’Egitto. Torna il concetto di בַּיִת (Bàyit) CASA, FAMIGLIA (Esodo 12,3). Questa parola può anche essere letta come פ סח (Pe’ Sach – ס י ח) la BOCCA RACCONTA. Il RACCONTARE, DIRE לְהַגִיד (Lehaghìd נ ג ד ) si esprime anche nella parola הַגָּדָה HAGGADÀH NARRAZIONE, testo che si legge durante le prime 2 sere del SEDER סֵדֶר ORDINE. Ricordare e vivere in prima persona gli accadimenti vissuti dagli ebrei in schiavitù fino alla liberazione e l’uscita dall’Egitto sono vivi e attuali come se si annullasse il tempo e si desse maggiore consapevolezza al qui e ora. Tre parole sono essenziali per uscire d’obbligo פֶּסַח (Pèsach), מַצָּה (Matztzàh) AZZIMA e (Maròr)מָרוֹר ERBA AMARA. מָר (Mar) AMARO è proprio vicino all’italiano. Uno degli anagrammi interessanti di פ ס ח è ס פ ח (Sàmech-Pe’-Chet) il cui tema è quello del LEGAME, dell’AGGIUNGERE e della PARTECIPAZIONE. Non è da dimenticare che il valore gematrico di פֶּסַח 80+60+8 = 148 è lo stesso valore di נֶצַח (Nezàch) 50+90+8 148 VITTORIA, ETERNITÀ. Il Rav A. Steinsaltz insegna, che la liberazione dall’Egitto è con un “SALTO”: si riferisce all’abbreviazione-segno d’amore- dell’esilio. Ad Abramo era stato annunciato che la schiavitù sarebbe durata 400 anni ma fu ridotta a 210. Questa festività di (Pèsach) פֶּסַח viene ricordata anche con altre denominazioni:
חג הַמָּצּוֹת , חַג זְמָן חֵרוּתֵנוּ וְחַג הָאָבִיב
(Chag Hammatztzòt, Chag Zemàn Cherùtenu (ch suono gutt.) veChàg HaAvìv.
FESTA DELLE AZZIME, FESTA della NOSTRA LIBERAZIONE e FESTA della PRIMAVERA.
Nella festa di פֶּסַח ci rallegriamo per la liberazione ma non si recita l’Hallel, la preghiera dei salmi di lode del Signore per intero in ricordo della morte degli egiziani. (Lo si recita per intero solo la prima sera e il primo giorno). Il Signore aveva detto ai suoi angeli: – Le mie creature affogano e voi recitate una cantica?
L’amore dell’Eterno verso il popolo ebraico è ricordato con la lettura della Meghillàh del Cantico dei Cantici.
Cerchiamo tutti di celebrare פֶּסַח con la stessa speranza che ha sempre sorretto i nostri Padri, specialmente nei momenti più difficili.