LACRIMA דִמְעָה (Dim’àh)
LACRIMA דִמְעָה (Dim’àh)! Laד PORTAדֶלֶת (Dèlet) apre all’emozione profonda della מ ACQUA מַיִם che non poteva mancare in questa esperienza intima inesprimibile, segreta della ע. Il suono del respiro rappresentato dalla ה ci fa riconoscere che c’è qualcosa di sacro nelle lacrime. Non è un segno di debolezza. Questo lo dimostra anche la radice ב כ ה che esprime il tema del PIANGERE לִבְכּוֹת (Livccòt). Se separo la prima sillaba dalla ה: ottengo בָּךְ ה’ (Bach Hashèm al femminile) o בְּךָ ה’ (Bechà Hashèm al maschile) IN TE (É) HASHÉM (IL NOME). (IN TE È IL DIVINO). Il testo della Torà non esprime emozioni, fa sì che il lettore le percepisca. L’episodio fra Giuseppe e il fratello Beniamino è uno dei più belli e commoventi: Genesi 45,14.
«(Giuseppe) Si gettò al collo di Beniaminoוַיֵּ֑בְךְּ (Vayyèvec) E PIANSE e Beniaminoבָּכָה (Bachàh) PIANSE al suo collo».
(La prima forma di PIANSE è arcaica e contratta nella forma futura convertita dalla ו conversiva in passato.)
LACRIMEדְמָעוֹת (Dema’òt)! Il loro valore numerico è 520 che è lo stesso peso semantico – energetico di שָֹכַר (Sachàr) RICOMPENSA eכָּשֶׁר CASHÉR. Come sempre tra le parole con la stessa capacità valoriale c’è uno stretto legame. La lingua ebraica è sempre stata usata nell’antichità come strumento relazionale con il sacro e con la propria coscienza! Ricordiamo anche le lacrime dei bambini: דְמָעוֹת כְּשֵׁרוֹת (Dema’òt Chesheròt) (SONO ) LACRIME PURE e il più delle volte sono espressione di sofferenza inascoltata.