SARA שָֹרָה (Saràh)
SARA שָֹרָה (Saràh)! La prima MADRE אֵם (Em) di Israele! La bellezza unita all’umiltà. La radice ש ר ה (Sin-Resh-He’) ci inoltra nel tema del LOTTARE, COMBATTERE e dell’AVERE POTERE SU… Sara, figlia di Haràn e sorella di Milcàh diventa moglie di Abramo nel verso 29 del capitolo 11 di Genesi dove appare col suo primo nome שָֹרָי (Sarài): la י verrà cambiata con la ה nel verso 15 del capitolo 17 di Genesi. Questa lettera ה, segno del femminile e della Divinità nonché delle vesti dell’anima nel rappresentare il pensiero, la parola e l’azione, sconvolgerà le leggi della natura e la renderà madre. Anche Abramo attraverso il dono della ה amplificherà il suo essere padre e lo diventerà di “una moltitudine di popoli”. Se si aggiunge alle lettere della parola מַחֲלָה (machalàh) MALATTIA la ה (He’), ottengo la parola הַחְלָמָה (hachlamàh) GUARIGIONE. Insieme a שָֹרָי (Sarài) nel verso 29 già citato, troviamo anche un altro nome di שָֹרָה: יִסְכָּה (Yiscàh) che può derivare dalla radice ס כ ה (Sàmech-Caf-He’) COPRIRE, GUARDARE, VEDERE o da ס ו ך (Sàmech-Vav-Caf sofìt (finale) Such) nel suo significato di ATTRARRE. Rashì spiega: יִסְכָּה, è Sara nel senso che poteva vedere (il futuro) nello Spirito di Hashèm (tramite ispirazione divina) e perché tutti potevano vedere la sua bellezza; ed ancora יִסְכָּה (Yiscàh) denota il concetto della נְסִיכוּת (Nesichùt) PRINCIPATO (Aristocrazia). Per questo Sara riceve l’appellativo di נְסִיכָה (Nesichàh) PRINCIPESSA. Questo nome descrive la forza morale di Sara che ha sempre accompagnato Abramo nel suo percorso spirituale e sociale. שָֹרָה può essere tradotto חֲבֵרַת הַמֶּמְשָׁלָה (chaveràt hammemshalàh) ministro del governo (Al femminile) o moglie del ministro אֵשֶׁת שַֹר (Eshet sar) o גְבִירָה (Gheviràh) signora, padrona, ricca. Se volessimo scambiare laשֹ (Sin) con la שׁ (Shin) avremmo שָׁרָה (Shàrah) colei che CANTA (presente femminile-cantante).
Non dimentichiamo che Sara ispirerà ad Abramo, quel primo אַתְּ (ATT) TU che produrrà il primo dialogo orizzontale fra uomo e uomo. (Anche se qui è al femminile (Genesi 12,11)). Fino ai nostri giorni se pensiamo a Sara, immaginiamo di entrare nella sua TENDA אֹהֶל (òhel) miracolosa dove si poteva essere accolti attraverso quattro elementi speciali. Come il midrash racconta, vi era una NUBE עָנָן (‘Anàn), testimone della PRESENZA DIVINA שְׁכִינָה (Shechinà). BENEDIZIONE בְּרָכָה (Berachàh) nell’IMPASTO DEL PANE (CHALLAH) עִסָּה (‘Issàh), UN LUME נֵר (Ner) sempre acceso dalla sera del sabato alla sera del sabato e gli accessi alla tenda sempre aperti. Questi segni di piena benevolenza Divina continueranno a sussistere nel Santuario come segni eterni della Presenza di Hashèm dentro il popolo d’Israele.