SHOFÀR שׁוֹפָר
SHOFÀR שׁוֹפָר! Corno di ovino o caprino che verrà suonato dal CAPO MESE רֹאשׁ חֹדֶשׁ (Rosh Chodèsh) di Elùl con solennità in tutti i templi e richiamerà a una maggiore presa di coscienza di sé. ש פ ר introduce il tema del MIGLIORARE, CORREGGERE, ABBELLIRE, PRODURRE MIGLIORIE. Ricordiamo il nome delle levatrici ebree in Egitto:
שֵׁם הָאַחַת שִׁפְרָה וְשֵׁם הַשֵּׁנִית פוּעָה
(Shem haachàt Shifràh veshèm hashenìt Pu’àh)
« Il nome di una è Shifrà e il nome della seconda Puà».
È evidente l’assonanza di שִׁפְרָה con שׁוֹפָר. Il suo ruolo era quello di ripulire il neonato e renderlo presentabile nella bellezza del suo vero aspetto. Così dovremmo comportarci con noi stessi per essere integri alla presenza divina dei sacri giorni di רֹאשׁ הַשָּׁנָה Rosh hashanàh il CAPODANNO ebraico e del giorno del digiuno: יוֹם הַכִּפוּרִים (Yom hacchipurìm). Puà intratteneva invece il bambino con il suono della sua voce come si usa fare con i neonati. Rashì insegna che stiamo parlando di Yochèved e Miriàm, la madre e la sorella di Mosè e Aronne che ricevettero in dono dal Signore per la loro fedeltà al popolo d’Israele, il SACERDOZIO כְּהֻנָּה (Chehunnàh) e la REGALITÀ מַלְכוּת (Malchùt).
שׁוֹפָר : la ש espande forza attraverso i suoi tre bracci e ricorda i 3 livelli dell’anima נֶפֶשׁ רוּחַ וִנְשָׁמָה (Nèfesh, Rùach viNeshamàh) con grande richiamo. La ו la collega intimamente alla voce vibrante della פ che risuona alta nell’impulso di riconquistare l’origine di ogni cosa nella ר che rinnova senza sosta lo slancio alla vita e alla preghiera. Coerente con questa riflessione è l’espressione dal valore numerico 586 come שׁוֹפָר: וַיַּאֲמִינוּ בַּה’ וּבְמֹשֶׁה עַבְדּוֹ (Vayyaamìnu baHashèm uvMoshèh ‘avddò) E CREDETTERO (Confidarono) IN HASHÉM E IN MOSÉ SUO SERVITORE (Esodo 14,31). Le acque si erano divise al Suo volere ma anche per la fede dell’uomo. Il suono dello Shofàr ricorda anche il montone che ha sostituito Isacco nel sacrificio e che dopo questa grande prova, egli rinasce a nuova vita. Il Rabbino Adin Steinsaltz ז”ל ci ha lasciati, ma le sue parole ancora risuonano alte e ci aiutano ad affrontare questo periodo di maturazione e teshuvàh. Dal suo libro “Il candelabro d’oro” riporto la sua descrizione sui tipi di suono dello שׁוֹפָר:
“TEKI’À è la voce pura che viene dall’interiorità del cuore ed è seguita dagli SHEVARÌM: un gemito che esprime l’incrinatura del cuore ed infine la TERU’À : un lamento, un pianto, destinato a risvegliare la misericordia di Dio.” Termino con una sua riflessione che mi ha veramente colpita:
«Dalle profondità del cuore devo ricercare dentro di me per trovare il punto in cui origino in Dio»!(Dal candelabro d’oro, p.40, ECIG 1988.)